Alcune delle sostanze benefiche presenti nel succo di Noni
L’elemento più importante del Nonu è un alcaloide chiamato ‘proxeronina’. Il succo di Nonu cresce nella natura selvaggia e contiene 800 volte tanto la quantità di proxeronina contenuta nell’ananas (la seconda fonte naturale di questa sostanza). Quando beviamo un bicchiere di succo di Nonu, grazie alla fase digestiva, la proxeronina giunge nell’intestino crasso e di qui viene trasportata nel fegato.
Il fegato è il contenitore di molte sostanze nutritive essenziali per il nostro corpo. Ogni due ore il fegato immette un determinato quantitativo di questa proxeronina nel flusso sanguigno, in modo che essa giunga nei diversi tessuti del corpo. Affinché la proxeronina possa poi trasformarsi nella xeronina – la molecola attiva – ha bisogno dell’aiuto di un enzima preciso, il proxeronase, presente in grandi quantità nel nostro corpo. La xeronina prodotta dalla proxeronina si unisce ora alle proteine presenti nel corpo, affinché esse diventino attive.
La maggior parte delle proteine hanno bisogno della xeronina per diventare attive, ossia svolgere il proprio compito, e queste proteine sono fondamentali per la vita, funzionando come ormoni, anticorpi o enzimi. Quando la xeronina si è unita alla proteina, essa rende possibile lo svolgimento del compito, trasformando l’energia sottratta all’acqua in energia utile, o a livello chimico, o a livello elettrico.
E’ vero che mangiando normalmente assimiliamo anche la proxeronina, ma è sufficiente? Assieme a tutto il bene fatto dalla moderna civiltà sono nati anche una serie di problemi assolutamente nuovi. Con il drammatico aumento della popolazione nel ventesimo secolo, l’agricoltura ha drasticamente cambiato aspetto per tenere il passo con l’accresciuto fabbisogno. E questa aumentata produzione agricola ha reso inevitabile uno sfruttamento eccessivo del terreno, negli enormi spazi usati per le piantagioni.
Gli additivi chimici, usati per eguagliare l’uso spropositato del terreno, non erano sufficienti, però, al fine di fornire tutte le necessarie microsostanze nutritive per crescere le piante in modo sano e naturale. Lo svuotamento del terreno e l’insufficiente concimazione chimica hanno reso malati e deboli i raccolti e, di conseguenza, hanno condotto a un deficit di molte sostanze nutritive di importanza vitale per noi, come per l’appunto la proxeronina.
Accanto all’indebolimento del terreno c’è inoltre una ridotta offerta di alimenti nutrienti che rende necessario un apporto ulteriore di proxeronina. Il nostro modo di vivere veloce nella società moderna ha prodotto un’offerta di alimenti carenti di molte sostanze importanti. Al giorno d’oggi, l’uomo medio non riceve più un’alimentazione equilibrata che apporta la proxeronina nella giusta quantità, per svolgere bene le funzioni vitali: ecco perché nasce il bisogno di integrare la proxeronina. Certamente sarebbe la cosa migliore riuscire a procurarsi tutta la proxeronina necessaria per un corretto funzionamento del corpo dagli alimenti, ma non sempre è possibile. Così diventa necessario integrarla.
Una serie di fattori ulteriori determina inoltre un fabbisogno maggiore di proxeronina nell’alimentazione. La malattia e una vita molto attiva richiedono più proteine nel corpo. E affinché le proteine possano svolgere il loro duro lavoro e rispondere alle richieste dovute, esse hanno bisogno di più xeronina. E per produrre più xeronina c’è bisogno di più proxeronina nell’alimentazione quotidiana. Anche l’età avanzata comporta un maggiore impegno di sostanze nutritive per mantenere un corpo sano. E una di queste sostanze è la proxeronina.
Tutte le situazioni elencate indicano una maggiore richiesta di proxeronina da parte del corpo, rispetto a quella normalmente assimilata. Se questo fabbisogno non viene esaudito, le proteine non possono rispondere alle richieste del corpo. Se accade questo, seguono malattie, spossatezza, esaurimento e a volte la morte. E’ addirittura possibile che molte delle nostre malattie moderne siano in realtà una conseguenza di una mancanza di xeronina nel corpo.
Se effettivamente è così, una maggiore assimilazione di proxeronina agirà preventivamente e, inoltre, provvederà a ‘curare’ queste malattie. Su questo principio si basano per altro molti attributi ascritti al succo di Noni. Chi ha una bassa percentuale di xeronina nel corpo, sente prontamente gli effetti negativi dell’incapacità d’azione delle proteine.
Quando poi viene innalzata questa percentuale, bevendo il succo di Noni e portando il livello di xeronina a una quantità nuovamente ‘sana’, la persona percepirà ciò che viene generalmente definito come ‘miracolo’. Il motivo per cui molte persone si affidano al ‘miracoloso’ succo parlando degli straordinari risultati ottenuti è da spiegarsi col fatto che il succo di Noni apporta una sostanza nutritiva vitale – la proxeronina – che in alcuni casi manca clamorosamente nella loro alimentazione quotidiana.
Questo è il motivo per cui il succo di Noni è un prodotto unico per la salute. Invece di dare al corpo sostanze chimiche per funzionare meglio, come fanno molte droghe e numerosi farmaci, il succo di Noni fornisce la pre-sostanza di questa sostanza chimica attiva e fa sì che il corpo stesso riprenda in mano il timone per gestire le sue funzioni. Il succo di Noni fornisce la proxeronina al corpo, e il corpo regola la sua assimilazione usandone la quantità utile per tenere un buon livello. Il resto viene eliminato. Per questo motivo si può escludere il rischio di assumere una dose eccessiva bevendo il succo di Noni.
Ora che siamo a conoscenza del ruolo importante che svolge la xeronina nel nostro corpo, proviamo ad addentrarci in alcuni segreti della scienza spiegabili attraverso le nuove nozioni acquisite.
Come già detto, la xeronina viene utilizzata sia nel mondo animale che nel mondo delle piante. Ma la differenza tra questi due mondi sta nel modo in cui la decompongono/eliminano, quando non serve più. Quando la xeronina ha svolto il proprio compito, diventa importante per l’organismo l’eliminazione di quella utilizzata, affinché non continui a esercitare la propria azione laddove non serve più. Se avessimo troppa xeronina che stimola le proteine a lavorare più del dovuto, ciò creerebbe non pochi problemi. Ma la soluzione è data ancora una volta dalla natura stessa. La xeronina è un composto chimico molto instabile. Lasciata al proprio destino, essa decade e diventa inutilizzabile. Il maggior numero delle forme di vita lascia decadere infatti la xeronina.
Non le piante: qui le cose procedono in altro modo. Mentre quasi tutti gli esseri viventi (noi compresi) eliminano semplicemente la xeronina, molte piante desiderano trattenere la xeronina per conservarla, dato che contiene il prestigioso azoto.
Per conservarla e al contempo disattivarla, la pianta aggiunge fili e grumi di ‘rifiuti molecolari’ alla xeronina, affinché non decada e non si aggreghi nemmeno a qualche proteina. Quando la xeronina è stata caricata con questi ‘rifiuti molecolari’, ne nasce la ben nota combinazione detta ‘alcaloide’. Il fegato è il principale organo contenente la proxeronina, e il secondo è la pelle.
Il damnacantale, un altro composto contenuto nel frutto della pianta del Noni, ha mostrato l’abilità di bloccare o inibire la funzione cellulare delle cellule RAS, considerate delle cellule precancerose. La rivista ‘Cancer Letter’ aveva reso noto che la ‘Keio University’ e la ‘Institute of Biomedical Sciences’ in Giappone avevano rivendicato l’isolamento di un nuovo composto antrachinone, da parte della Morinda Citrifolia, chiamato damnacantale, che provocava una morfologia normale ed una struttura citoscheletrica nelle cellule precancerose. In termini poveri, il Noni ha invertito le cellule precancerose in normali cellule sane.
Ricerche significative sugli usi medicinali del Noni sono state presentate a diversi convegni annuali della ‘American Association for Cancer Research’. Una relazione di grande riferimento, presentata nel 1992 all’ottantatreesimo convegno a San Diego in California e redatto nel ‘Proceeding of the American Association for Cancer Research’, conferma l’efficacia della Morinda Citrifolia nella lotta contro il cancro, dimostrata da ricerche di laboratorio che indicano come il Noni riesce, effettivamente, a inibire la crescita tumorale. Il damnacantale fu identificato come il composto inibente della funzione precancerosa.
Giovanni Turchetti
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