Alcune applicazioni dell’intento consapevole
La cultura cinese ha una comprensione unitaria del corpo e della mente, e l’aspetto del corpo-mente che può focalizzare l’attenzione è proprio l’intento o Yi. Nelle arti tradizionali cinesi esiste un detto che afferma “Dove la mente va, il Qi segue” (Yong Yi Ling Qi). Dunque, dove l’intento (Yi) è focalizzato, l’energia (Qi) vi è direzionata. Un altro modo di dire ciò è “l’intento porta il Qi” (Yi dao, Qi dao).
Il concetto di intento ha un luogo speciale nelle arti cinesi, come quelle marziali, il Qi Gong e la medicina. La coltivazione di questa capacità è un aspetto fondamentale di queste discipline, perché sviluppa l’abilità di direzionare il Qi a livelli superiori. Per esempio, quando si conosce il percorso dei meridiani o canali energetici nel corpo umano, l’intento può direzionare il Qi nelle aree in cui si localizzano dei “blocchi” energetici. La conoscenza anatomica provvede il terreno su cui lo Yi può focalizzarsi, e il Qi vi fluirà. La quantità di Qi di una persona, e la conoscenza di dove e come dirigerlo, sono le chiavi di un uso efficace dell’intento.
L’applicazione dell’intento può prendere innumerevoli forme, particolarmente in quei casi in cui si utilizza l’energia interna.
Un esempio pratico è quello di divenire consapevoli delle nostre mani. Dirigere l’intera percezione su una nostra mano farà sì che l’energia segua la nostra coscienza. E’ importante però che solo la coscienza, a mente “vuota”, vada verso la mano, e non la volontà; ancora più importante è non pensare alla mano, ma semplicemente osservarla senza giudizio o attributi, con presenza e consapevolezza.
L’uso pratico dello Yi è più affine a consapevolezza, attenzione e concentrazione della mente. Ciò vuol dire che, se focalizziamo la mente su un oggetto in particolare, le nostre energie interne fluiranno verso il focus della nostra attenzione. Questo, avendo più a che fare con uno stato d’essere, può essere raggiunto inizialmente attraverso la conoscenza e la padronanza dei principi della Medicina Tradizionale Cinese, ma anche con lo sviluppo della consapevolezza del proprio corpo (ad es. con le tecniche di Qi Gong).
Avere una profonda comprensione dei principi e teorie della filosofia cinese può aiutare a incrementare l’intento, perché tali comprensioni permettono di conoscere il funzionamento del metodo o della tecnica all’interno di un corpo umano, aumentando l’abilità dei praticante in selezionare trattamenti efficaci. In più, ciò permette al praticante di visualizzare il sistema che viene applicato, così che lo Yi possa essere focalizzato sulle aree da trattare.
E’ da sottolineare che è fondamentale che il praticante acquisisca il dominio sulla tecnica, la quale rappresenta un supporto imprescindibile. Il superamento della tecnica permette l’incontro e lo scambio di Qi tra praticante e paziente. Il livello del Qi del praticante determinerà la qualità dello scambio energetico, e di conseguenza, l’effetto di guarigione.
Yi può essere allenato attraverso esercizi di meditazione e visualizzazione, che tendono a rinforzare il controllo mentale e incrementare il successo del trattamento. L’intento rappresenta i poteri dell’elemento terra in noi, che sono gli spiriti che supportano la nostra capacità di pensare, di riflettere, di sostenere gli obiettivi, la chiarezza mentale, l’altruismo e l’integrità. Essi sostengono la capacità di concentrarsi, studiare e memorizzare dati. In altre parole, permette di applicare il proprio spirito nel mondo delle forme.
Intento e Qi Gong
Nelle ultime decadi in Cina, molti scienziati e praticanti di Qi Gong curativo (come lo stile Zhineng) stanno esplorando nuove forme di terapie senza contatto, basate sull’intento. In realtà, i Cinesi conoscono le terapie a distanza da millenni. Di fatti, possiamo distinguere due tipi di Qi Gong[1]: quello interno, che include esercizi di auto-guarigione e meditazione, e quell’esterno, di guarigione attraverso il Qi (“Qi terapeutico esterno”), nel quale il praticante accede alla salute dell’individuo e proietta forme appropriate di Qi curativo, mantenendo le mani a qualche centimetro dal corpo del paziente.
Comunque sia, sembra che solo recentemente i medici Cinesi scorsero un livello di Qi esterno curativo, definito “guarigione attraverso l’intento mentale” (Yi Nian Zhi Liao), in cui il praticante non cerca di proiettare Qi, ma piuttosto viene utilizzato l’intento per guarire. E’ una differenza sottile ma fondamentale. In pratica, ciò significa che la volizione è considerata primaria all’energia. Innanzitutto, dobbiamo considerare il ruolo dell’intento nell’auto-guarigione. Ad es., come alcune pratiche di Qi Gong insegnano, se ci si concentra per un momento alle dita di una mano, come risultato si avverte il miglioramento della circolazione periferica, le dita iniziano a formicolare e diventano leggermente più calde. Secondo le teorie cinesi, sono stati mobilizzati Qi e Sangue, senza aver dovuto immaginare di inviare un flusso energetico alle dita – è bastato l’intento. Similmente, invece di proiettare Qi al paziente, l’intento cosciente del terapeuta vuole che la guarigione accada.
Alcuni studi sull’Intento
La Cina ha la forse la più ampia letteratura filosofica e scientifica sull’intento. L’intento dirige il Qi per guarire sia se stessi che gli altri, o per assegnare il potere nelle arti marziali. La pratica di Yi Gong (esercizi dell’intento), è considerata l’essenza del Qi Gong (esercizi dell’energia). Numerosi scritti tradizionali confermano l’importanza dell’intento nelle arti cinesi.
Per esempio, nei testi classici del Tai Chi Chuan (Tai Chi: “grande termine” o “suprema unità”, Chuan: “lotta”), che servono da guide per la pratica dell’arte marziale cinese, leggiamo affermazioni come: “Tutto nel Tai Chi dipende dallo Yi, e non dall’apparenza esterna” e “Per avere movimenti dolci e arrotondati, Yi e Qi devono coordinarsi in modo vivace (ling)”.
Negli scritti sul Qigong e le Arti Marziali, di Wang Xiangzhai (1885-1963), fondatore dell’arte marziale di Yiquan e maestro di Xing Yi Quan, troviamo i seguenti riferimenti: “Yi è la forza (Li). Se non si adopera lo Yi, non è possibile applicare il potere marziale correttamente o naturalmente” e “Il segreto delle arti marziali risiede nello spirito unificante (Shen), nella forma (Xing), nell’intento (Yi), e nella forza (Li)”.
Nel libro “Chinese Qigong: A Practical English-Chinese Library of Traditional Chines Medicine, a modern textbook”, pubblicato dalla Shanghai College of Traditional Chinese Medicine, di Zhang Enqin (1990), possiamo leggere: “Yi e Qi si susseguono. Ciò significa che il praticante utilizza l’intento per influenzare e allenare la respirazione e il movimento del Qi interiore. Quando Yi e Qi sono armonizzati, avviene ‘l’unificazione di Yi e Qi’”.
Per quanto concerne i terapeuti, uno degli aspetti del Qi Gong, che possono interessare maggiormente, è l’applicazione del “Qi terapeutico esterno” e il suo livello avanzato, l’utilizzo dell’’intento terapeutico’. In queste pratiche, l’operatore utilizza l’intento per proiettare Qi al paziente, in genere senza contatto fisico, ma non necessariamente. Ad esempio, un massaggiatore può anche proiettare Qi mentre le mani riposano sul corpo di un paziente. Egli può raggiungere mentalmente, attraverso il tessuto, l’energia vitale sottostante. Ogni volta che si esegue un contatto curativo con il Qi di una persona, anche semplicemente stringendole le mani, la guarigione può avvenire. Durante un massaggio, o una qualsiasi pratica simile che adoperi il Qi terapeutico esterno, è possibile variare la profondità del trattamento, senza modificare la pressione della mano sulla pelle, ma solo adoperando l’intento. Sono stati effettuati vari esperimenti sul potere del Qi terapeutico esterno, che esponiamo di seguito[2].
a) Effetti del Qi emesso su tumori in animali
Questo esperimento fu condotto presso il Laboratorio di Oncologia Sperimentale, dell’Ospedale Universitario di Gent, in Belgio, in cui cellule tumorali (di fibrosarcoma) furono impiantate in 54 topi, che furono divisi casualmente in due gruppi: un gruppo era trattato con il Qi da un maestro di Qi Gong (30 min./dì per 38 giorni), l’altro era un gruppo di controllo. Entrambi sono stati nutriti con la stessa dieta/acqua. Differenze molto rilevanti furono osservate nella sopravvivenza media del gruppo trattato con il Qi, rispetto a quello non trattato.
Gli esperimenti sugli animali sono importanti per eliminare le influenze dell’effetto placebo, che coinvolge il potere dell’attesa fiduciosa. Si può presumere che i topi, trattati con il Qi, sopravvissero più a lungo grazie all’intervento mirato, e non perché essi credettero nel potere guaritore del maestro. Altri esperimenti, che furono condotti in vitro e non in un sistema vivente, configurano una prova in più della validità del Qi terapeutico esterno. Come nel test di laboratorio in cui due colture diverse, contenenti neuroni di ratti, furono soggette a radicali liberi, molecole altamente reattive all’ossigeno, che causano distruzione e degenerazione dei tessuti. Un gruppo fu trattato da un maestro di Qi Gong, l’altro no. Un numero significativo di cellule erano protette dal danno tissutale nel gruppo trattato, paragonato al gruppo di controllo.
b) Effetti del Qi emesso su animali di laboratorio infettati da Pneumocystis Carinii
Ricercatori, presso la Guangzhou University of Medical Sciences, indagarono se il Qi terapeutico potesse proteggere ratti infettati da Pneumocystis Carinii (comune tra pazienti di AIDS), di contrarre effettivamente la malattia. Furono divisi, a random, 80 ratti Wistar (femmine adulte) infettati, in tre gruppi: due furono trattati da un maestro di Qi Gong in sessioni da 15 min. a giorni alterni, per due settimane; il terzo era un gruppo di controllo. Terapia (cortisone acetato e tetraciclina) e dieta standard furono assegnate ai tre gruppi. Circa il 92% del gruppo non trattato sviluppò la malattia, mentre solo il 65% e il 50% dei rispettivi gruppi trattati sviluppò la malattia. In ognuno dei tre gruppi, la terapia con il Qi non influenzò il diametro della ciste polmonare. A quanto pare, il Qi terapeutico esterno può prevenire anche infezioni opportunistiche.
c) Effetti dell’intento sulle onde cerebrali umane
Questo esperimento fu condotto dal Dipartimento di Fisiologia del First Medical College of Guangzhou, e fu ispirato da un risultato casuale di un esperimento anteriore. Un maestro di Qi Gong, un tale Qu Baoxiang, proiettò Qi nella colonna vertebrale di un soggetto, per liberare i blocchi energetici e stimolare un flusso d’energia più equilibrato.
Mentre egli proiettava Qi dalle sue mani, il soggetto presentava un aumento della frequenza delle onde Alfa e Theta nelle aree frontali del cervello, oltre una sincronizzazione delle onde cerebrali in tutta la zona occipitale fino a quella frontale. Queste sono indicazioni di uno stato mentale di rilassamento e concentrazione. Dopodiché, fu realizzato questo esperimento per indagare se un gruppo d’individui potrebbe dimostrare gli stessi schemi d’onda cerebrale, sia ricevendo Qi curativo esterno attraverso l’intento, senza contatti fisici, sia attraverso un atto falso, che non intendeva proiettare Qi.
Quindici volontari universitari, età fra 22-62, condizione mentale e fisica buona, nessuna storia di malattia del sistema nervoso, nessuno aveva mai praticato Qi Gong, alcuni erano scettici, furono divisi in tre gruppi. I soggetti avevano gli occhi bendati durante tutto l’esperimento, ed erano inconsapevoli se il maestro di Qi Gong (Wang Xin) stava tentando di proiettare Qi o meno. Prima, durante e dopo tutti gli esperimenti, l’elettroencefalogramma era in funzionamento.
Esperimento A: sette maschi e cinque femmine, i soggetti erano sdraiati sulla schiena ad occhi bendati. Il maestro usava soltanto l’intento (nessun movimento fisico), per proiettare Qi al gruppo per 15 min. Le onde cerebrali si trasformarono, gradualmente, nel modello di EEG distintivo del Qi Gong, con aumento delle onde Alfa e Theta. |
Esperimento B: due maschi e una femmina, i soggetti erano sdraiati sulla schiena ad occhi bendati. Questa volta il praticante non intendeva proiettare Qi. L’EEG dei soggetti non cambiò in modo rilevante. |
Esperimento C: gli stessi soggetti dell’esperimento B erano seduti su degli sgabelli ad occhi bendati, le mani erano sulle ginocchia con i palmi rivolti verso l’alto. Il maestro tentava un “invio forte” del Qi, utilizzando i movimenti della mano per proiettare energia vitale, per 15 min., dal centro del suo palmo (punto Lao Gong) verso la testa, collo e schiena di ogni soggetto. Questo esperimento produsse il più rapido cambiamento del modello dell’EEG, effetto tipico del Qi Gong. |
Insomma, sembra che l’intento possa, effettivamente, alterare l’EEG umano. L’intento, accompagnato dai movimenti del Qi terapeutico esterno, produce effetti più rapidi. Il placebo sembra essere inoperante.
Molti esperimenti furono condotti in Occidente per dimostrare l’effettivo potere dell’intento, come quelli dello psicologo William Braude e Marilyn Schlitz, o quello del Princeton Engineering Anomalies Research (PEAR), condotto dall’ingegnere Robert Jahn e dalla psicologa Brenda Dunne[3]. I primi scoprirono che anche persone ordinarie possono influenzare la conduttività elettrica della pelle di soggetti a distanza. Normalmente, la conduttività della pelle si alza o si abbassa d’accordo con il grado di rilassamento dell’individuo. Si scoprì che quando una persona tentava di cambiare la propria conduttività, e immaginava di produrre lo stesso effetto su un soggetto anonimo in un’altra stanza, essa era capace di compiere un grado significativo di controllo sulla fisiologia dell’altro soggetto.
Da un’altra parte, negli esperimenti del PEAR, dei soggetti dovevano cercare di usare l’intento per influenzare il risultato di un “generatore di numeri casuali” (REG), un dispositivo che può essere paragonato a un gioco “testa o croce” elettronico, basato sulla sequenza casuale di bit, di 0 e 1, di un singolo oppure di un insieme di eventi quantici. Dopo più di 15 anni e una vasta gamma di prove esperimentali, il livello dell’influenza dell’intento sull’apparecchio fu estremamente significante.
Le ricerche sull’intento mentale, effettuate in Occidente e in Oriente, anche se in maniera differente, riportano gli stessi risultati generali: l’intento produce effetti misurabili sui sistemi organici e meccanici.
Giovanni Turchetti
[1] Journal of the International Society for the Study of Subtle Energy and Energy Medicine, 10:3, Fall 1999.
[2] Citati in Cohen, K.S., “Mind Matters: The Role of Intent in Healing”, Journal of the International Society for the Study of Subtle Energy and Energy Medicine, 10:3, Fall 1999
[3] Entrambi citati in McTaggart L., La scienza dell’intenzione, Macro Edizioni, Cesena, 2008