Le mani sulla pressione. Si può abbassarla con una tecnica chiropratica

Pubblichiamo di seguito un articolo uscito sul Corriere della Sera nel quale viene esposta l’efficacia del trattamento della prima vertebra cervicale per abbassare la pressione arteriosa, utilizzando una tecnica chiropratica. La nostra intenzione è di portare alla maggior parte delle persone questa informazione importante per la loro salute, e non certo per far pubblicità. Vari sono stati i pazienti in questi anni da noi trattati nei nostri studi con problemi di ipertensione che hanno potuto beneficiare del nostro innovativo trattamento dell’atlante. Nonostante la Chiropratica sia una pratica altrettanto valida, vogliamo precisare che il nostro trattamento Osteopatico dell’atlante è differente per efficacia e sicurezza. Vi ricordiamo infine di affidarvi solo alle mani di personale qualificato ed esperto, specialmente nel farsi trattare il tratto cervicale alto. La salute non è un gioco!

ARTICOLO DEL 29 APRILE 2007 (CORRIERE DELLA SERA – inserto Salute)

pressione alta atlanteLa Chiropratica, la manipolazione della colonna vertebrale che negli Stati Uniti è professione sanitaria, è nota come un ottimo antidoto al mal di schiena, ma potrebbe diventare anche una cura per la pressione alta, a pari merito, addirittura, con le pillole.

Lo rivela uno studio appena pubblicato sul “Journal of Human Hypertension”, coordinato da George Bakris del centro per l’ipertensione dell’Università di Chicago, dal quale è emerso che la correzione del malposizionamento della prima vertebra cervicale, l’“atlante, oltre che giovare al collo, rimette in riga la pressione.

Allo studio hanno partecipato 50 persone che presentavano questa vertebra male allineata rispetto al resto della colonna e soffrivano, contemporaneamente di ipertensione.

Metà sono state trattate con la manipolazione chiropratica per riallineare l’atlante, l’altra metà comunque da un chiropratico, ma con un intervento generico (il confronto con il falso trattamento serve ad escludere un eventuale effetto placebo). A distanza di due mesi, i ricercatori hanno misurato la pressione e hanno osservato nel primo gruppo una riduzione significativa sia della massima, sia della minima. Un effetto curativo sovrapponibile a quello che si ottiene coi farmaci.

E’ un risultato interessante, ma relativo a pochi pazienti – avverte Guido Grassi, professore di medicina interna all’Università di Milano-Bicocca, Ospedale San Gerardo di Monza. Va preso con cautela e confermato; bisognerà sopratutto capire se l’azione antipertensiva si mantiene nel tempo“. Anche se fosse temporanea, tuttavia, nulla vieterebbe di ripetere la procedura, dato che la tecnica non ha controindicazioni.

Ma come si arriva a questo effetto? “In ambito chiropratico si è osservato più volte che la manipolazione della parte alta della colonna cervicale porta a un deciso miglioramento della circolazione cerebrale, che potrebbe riflettersi anche in una riduzione della pressione” risponde Simona Pasquetto, medico chirurgo e specialista in Chiropratica a Genova.

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Il meccanismo esatto che lega il posizionamento dell’atlante al calo di pressione, tuttavia, non è chiaro, né è stato esplorato in questo studio. “Di sicuro– aggiunge Grassi – questi dati aggiungono un nuovo tassello alla cosiddetta ‘ipotesi neurogena dell’ipertensione‘, idea secondo la quale il sistema nervoso è coinvolto, in vario modo, nello sviluppo e nella progressione della malattia, almeno della forma definita essenziale, cioè senza causa apparente“.

E’ di qualche settimana fa la scoperta, fatta nei topi, che questa variante può essere legata all’eccesso di una proteina, JAM1, nei vasi di un’area cerebrale. Questo causerebbe infiammazione, alterazione della circolazione, riduzione dell’afflusso d’ossigeno al cervello e, in ultima analisi, ipertensione. In questo caso, però, JAM1 non c’entra.

ipertensione atlanteEra già noto– spiega Grassi – che la compressione dei vasi e dei nervi a livello del collo da parte delle vertebre cervicali determina una sofferenza cerebrale e si associa a ipertensione, forse legata a un’iperattivazione di quella parte del sistema nervoso deputata alla regolazione della pressione. In questo caso, il ritorno dell’atlante nella sua posizione corretta grazie a manipolazione permette di liberare queste strutture dalla costrizione e quindi, verosimilmente, di riportare tutto il sistema alla normalità con conseguente abbassamento della pressione“.

Su un punto i due specialisti sono concordi: la Chiropratica non è la nuova cura per la pressione alta, né l’alternativa non convenzionale alla terapia farmacologica; finora ha dimostrato di funzionare in un gruppo molto selezionato di pazienti, con caratteristiche specifiche.

Lo studio americano dà comunque informazioni importanti e dovrebbe mettere la pulce nell’orecchio ad ogni medico che si trovi di fronte un paziente con la pressione alta, di cui non riesce a identificare la causa. La colpa potrebbe essere dell’atlante fuori posto, e basterebbe una radiografia della colonna cervicale per svelarlo.

(di Alessandra Terzaghi)

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