Usi e proprietà dello Shilajit, adattogeno di origine minerale
Tra i vari tipi di adattogeni che la natura ci offre ve n’è uno proveniente dal regno minerale. Esso non è altro che un essudato delle rocce a base di humus (tra cui l’acido humico e l’acido fulvico) e materiale organico vegetale, proveniente dalle catene montuose dell’Hindu Kush, Himalaya, Pamir e del Kirghizistan. Il nome scientifico di questa sostanza è Asfaltum bitumen, il suo nome nella Medicina Ayurveda, è Shilajit.
Lo Shilajit è una sostanza catramosa bituminosa, contenente oltre 85 minerali in forma ionica che, durante periodi climatici molto caldi, fuoriesce dalle crepe delle montagne. Le sostanze humiche, che compongono lo Shilajit, sono il risultato di un processo naturale di decomposizione portata avanti da milioni di microrganismi così come da funghi che abitano nel suolo, i quali trasformano il materiale organico in una piccola quantità di concentrato humico.
Nella Medicina Ayurveda, “shilajit” significa “demolitore della debolezza”, ed è considerato un Rasayana, o sostanza per allungare la vita. Secondo il “Charaka Samhita”, testo scritto nel periodo Gupta dal 320 al 600 d.C., “non vi è alcuna malattia incurabile nell’universo che non possa essere curata dal Shilajit.” Nell’Ayurveda, è anche usato per aumentare la virilità, curare diabete, anemia, ulcere, calcoli renali e biliari, asma, artrite, ansia, problemi cardiaci, itterizia ed epilessia. Gli antichi testi vedici, “Rig Veda”, parlano circa una mitica sostanza chiamata “soma”, e affermano che il soma “ha le montagne e le pietre come corpo” e “abita nelle rocce di montagna dove cresce”, che appare come una chiara allusione allo Shilajit.
Nella Medicina Greco-Arabica, chiamata Unani-Tibb, lo Shilajit è conosciuto come “mumijo”, e viene utilizzato come un antidoto per veleni, per trattare un’ampia gamma di malattie oltre ad essere applicata direttamente sulla cute, in caso di gonfiore, artrite e contusioni. Vi sono state estese ricerche per capire che cosa in realtà sia questa sostanza. Vi sono molte teorie, inclusa una che afferma che è la degradazione batterica e/o fungina di piante ricche in resina e lattice.
Un’altra teoria suggerisce che essa sia originata da muschi e dalla pianta Hepatica Nobilis, che distrugge il suolo e le rocce. Comunque, qualunque sia la sua attuale derivazione, differenti locali producono Shilajit con differenti composizioni chimiche. Lo Shilajit che deriva dalle Himalaya è considerato superiore e di prima qualità rispetto a quello raccolto in altre catene montuose.
Studi sui topi hanno dimostrato che lo Shilajit è più efficace del farmaco Metformina, per ridurre i livelli di glicemia nel sangue, e che quando lo Shilajit è combinato con il farmaco Glibenclamide vi è un maggiore abbassamento dei livelli glicemici nel sangue rispetto a quando usata singolarmente.
Lo Shilajit ha anche benefici per tutti quei problemi che coinvolgono i lipidi sanguigni, esso riduce i livelli totali di colesterolo e aumenta i livelli di HDL. Un secondo studio su animali ha dimostrato che l’assunzione di Shilajit oltre cinque giorni ha aumentato nei topi i loro livelli di dopamina, la sostanza neurochimica che aiuta a sentirsi calmi, come minimo nei topi ha migliorato lo stato di ansia e lo stress.
Un altro studio, sempre sui topi, ha rivelato il loro miglioramento di apprendimento e di memoria. Ulteriori studi hanno dimostrato che questa sostanza può prevenire l’ulcera gastrica e duodenale causata dall’Aspirina, ed ha effetti benefici come antinfiammatorio in topi con artrite. In Russia, studi hanno dimostrato che il Shilajit può dare benefici nei casi di iperplasie prostatiche benigne, diminuendo i loro sintomi.
Lo studioso Shignath Ghosal, nel suo libro “Shilajit in perspective”, elenca i differenti componenti di questa sostanza, tra cui:
- albuminoidi
- acido benzoico
- acidi grassi
- calcio
- rame
- ferro
- potassio
- sodio
- silicone
- treonina (amminoacido polare)
- stagno
- glicina
- acido ippurico (che sa di urina di cavallo)
- idrossiprolina
Nel libro “Shilajit: a Materia Medica monograph”, l’autore Robert Talbert asserisce che questo essudato contiene anche:
- methoxy 6-carbomethoxy biphenyl
- acido dibenzo-alfa-pyronesfulvico
- lipidi fenolici
- tirucallanetriterpeni
Shilajit e Acido Fulvico
Lo Shilajit deve la sua efficacia maggiormente al suo componente principale, l’acido fulvico. Siccome l’acido fulvico ha la capacità di permeare le pareti cellulari, esso agisce come veicolo per altre sostanze, vegetali o minerali, necessarie alla salute. Lo Shilajit, quando usato insieme con altri prodotti naturali, ha la capacità di combattere una grande quantità di patologie a livello cellulare.
Gli acidi fulvici sono estratti da antichi depositi di piante che hanno vissuti più di 75 milioni di anni fa. Essi contengono un ampio raggio di potenti fitochimici, nutrienti, ormoni, antiossidanti, dismutasi, antivirali, antibiotici e antifungini. Essi sono completamente liberi da ogni additivo chimico dovuto all’inquinamento.
Gli acidi fulvici sono essenziali alla salute e al benessere perché:
- aumentano la biodisponibilità di minerali e nutrienti importanti;
- aiutano nella rigenerazione cellulare, garantendo la permanenza a lungo dei nutrienti nelle cellule;
- combattono gli effetti dannosi delle tossine, i radicali liberi e i metalli pesanti;
- riparano l’equilibrio elettrico delle pareti cellulari danneggiate.
Gli acidi fulvici sono il veicolo di una grande quantità di nutrienti che permeano le cellule del corpo, in altre parole sono efficaci nel trasferire i nutrienti direttamente nelle cellule. In questo modo, gli acidi fulvici provvedono anche una perfetta soluzione ai problemi di malnutrizione, ma anche di intossicazione.
Infatti, i minerali che sono esposti all’acido fulvico, disciolto nell’acqua, vengono anch’essi disciolti e convertiti nelle loro forme ioniche. Così, essi diventano una parte costituente dell’acido. Il risultato dei minerali che vengono accettati nel complesso dell’acido fulvico è che ora essi sono bioattivi e biodisponibili, e sono trasformati in materia organica; questo fa sì che possano essere utilizzati, in maniera totalmente sicura, nel mondo umano, animale e vegetale.
Il fenomeno dell’acido fulvico si riferisce al processo impiegato dalla natura per raffinare i minerali, il suolo contiene numerosi microrganismi che hanno la capacità di creare l’acido fulvico. Questo permette il trasporto di vari nutrienti, inclusi i minerali, alle piante dal suolo.
L’acido fulvico gioca un ruolo cruciale come agente protettivo in natura. Le sostanze humiche hanno molte capacità, una tra le più importanti è quella di assorbire vari prodotti chimici presenti nell’ambiente, esso ha la capacità di annullare l’effetto di molte sostanze tossiche che sarebbero, altrimenti, dannose alle piante e animali.
Esso ha, inoltre, la capacità di ridurre la concentrazione di queste sostanze a livelli più gestibili. E’ anche capace di riportare l’equilibrio elettrico nelle cellule danneggiate, e di ridurre gli effetti di avvelenamento del cibo in maniera molto rapida.
L’acido fulvico deve la sua potente azione terapeutica alla sua capacità di indurre i minerali ad agire l’uno con l’altro, portandoli a scindersi nelle loro forme più semplici, ad esempio in conformazione ionica. Un minerale ionico si riferisce alla forma liquida o colloidale. Ricordiamo che un minerale in forma ionica è molto più facilmente assorbibile dall’organismo, rispetto allo stesso minerale assunto in diverso modo.
L’acido fulvico ha un ruolo molto importante nella nutrizione, proprio perché viene richiesto per la produzione di minerali colloidali. Il processo di chelazione avviene grazie agli elettroliti dell’acido fulvico. Siccome esso permette ai minerali di reagire meglio con le cellule, ciò fa sì che una grande quantità di nutrienti venga assorbita più facilmente e velocemente dall’organismo.
Un’altra azione terapeutica significativa dell’acido fulvico è dovuta alla sua distintiva modalità di rilasciare messaggi. Questo sistema viene attivato ogniqualvolta la sostanza è esposta alle creature viventi, l’acido fulvico allora sensibilizza le cellule che entrano in contatto con esso, facilitandogli, così, il trasferimento di informazioni importanti al fine immunitario. Di fatto, un singolo contatto con l’acido fulvico è, in genere, sufficiente ad attivare meccanismi protettivi cruciali nell’organismo, che durano per tutta la vita.
Infine, grazie all’acido fulvico, lo Shilajit rappresenta una eccellente fonte di minerali traccia in forma ionica, oltre ad essere ricchissima di nutrienti vitali. Perciò, molti studiosi sono portati ad affermare che, questi micronutrienti sono assolutamente essenziali nell’assicurare il funzionamento ottimale delle membrane cellulari umane.
Giovanni Turchetti
Nota: non è consigliabile l’autoprescrizione, si consiglia invece di rivolgersi a personale professionale qualificato, onde evitare interazioni e/o controindicazioni.
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