Traino Intenzionale: Sincronicità e Risonanza

Entrare in sintonia con il pensiero intenzionale

 

“Quando l’uomo è sereno, il battito del suo cuore è duttile e raggiunge gli altri, come si toccano fra loro le perle di una collana di giada rossa. E’ allora che si può parlare di un cuore sano.” (Il Canone di Medicina Interna dell’Imperatore)

Traino (entreinment) è un termine della fisica coniato nel 1665 dal matematico olandese Christiaan Huygens[1], che indica quando due sistemi oscillanti entrano in sincronia.  Huygens scoprì che due orologi a pendolo vicini, ben presto si sintonizzano, oscillando all’unisono. Due onde, in cui le creste e i cavi coincidono, sono considerate “in fase”; se invece questi due parametri si trovano in relazione opposta, sono dette “fuori fase”. I fisici ritengono che il traino derivi da piccoli scambi di energia tra due sistemi fuori fase, che fanno rallentare uno dei due ed accelerare l’altro finché entrambi non diventano in fase.

Tale fenomeno si collega alla risonanza o alla capacità di qualsiasi sistema di assorbire più energia del normale a una particolare frequenza. Ogni oggetto vibrante, come l’onda elettromagnetica, ha le sue frequenze preferenziali, chiamate “risonanti”, a cui gli è più facile vibrare. Quando esso “ascolta” o riceve una vibrazione da qualche parte, si sintonizza soltanto con la frequenza che risuona con la propria. Una volta che marciano allo stesso ritmo, gli oggetti trainati inviano un segnale più intenso di quello inviato individualmente.

Il meccanismo della risonanza avviene anche nelle onde cerebrali. Studi svolti con l’elettroencefalogramma mostrarono una correlazione tra lo stimolo proveniente dall’esterno e le onde cerebrali del soggetto in esame. Queste ricerche analizzarono prima la luce, poi si passò alle stimolazioni sonore ed elettromagnetiche. Si osservò che, se il cervello è sottoposto a impulsi (visivi, sonori, elettrici) di una certa frequenza, la sua naturale tendenza è quella di sintonizzarsi. Il fenomeno prende il nome di “risposta in frequenza”.

Per es., se l’attività cerebrale di un uomo è nella banda delle onde Beta – quindi nello stato di veglia – ed egli viene sottoposto per un certo periodo di tempo a uno stimolo pari a 10 Hz – onde Alfa – il suo cervello tende a modificare la propria attività in direzione dello stimolo ricevuto, passando a uno stato di rilassamento proprio delle onde Alfa. Ciò potrebbe spiegare il trasferimento d’informazione tra guaritore e ricevente a livello cerebrale, nonché il rilassamento da questi avvertito durante una seduta terapeutica. Le frequenze emanate dal cervello rappresentano il tipo di coscienza con cui si crea la realtà psico-fisica, si verificò che esse possono essere modificate con un atto intenzionale.

Sembra che il fenomeno del traino avvenga anche quando qualcuno invia verso un soggetto un pensiero intenzionale. Rollin McCraty[2], direttore dell’Institute of HeartMath (un centro di ricerca scientifica che studia, tra altre cose, le relazioni tra stress, emozioni e coerenza del ritmo cardiaco), in California, scoprì che la focalizzazione mentale, specie se eseguita sul cuore, provoca un traino delle onde cerebrali tra le persone.

In una serie di esperimenti, volti a individuare un’area specifica del corpo in cui l’informazione potesse essere meglio recepita, si accorse che il cuore riceve i messaggi prima del cervello (qui è opportuno ricordare il ruolo del Xin in MTC). Quando due persone si palpavano mentre focalizzavano pensieri amorevoli nella zona del cuore, la frequenza cardiaca più coerente dei due iniziava a trainare il cervello dell’altro. Altri studi provarono l’esistenza del traino anche nell’intestino, non a caso definito spesso come “secondo cervello”.

Per quanto riguarda l’intenzione proiettata di guarigione, indagarono i ricercatori Radin, Stone e Schlitz[3], in una serie di studi incrociati, su delle coppie, nelle quali la donna era stata colpita da cancro al seno. L’esperimento consisteva nel preparare un training per istruire i partner a inviare consapevolmente pensieri di guarigione alle proprie mogli. La prima fase del programma consisteva nell’insegnare al trasmittente a focalizzarsi per creare un livello maggiore di attenzione sostenuta (le prove scientifiche dimostrano che la meditazione genere onde Alfa, determinando una maggiore coerenza delle onde cerebrali e delle emissioni biofotoniche). Di seguito, i soggetti dovevano imparare a generare compassione e empatia nei confronti del proprio partner, allo scopo di sviluppare una reale immedesimazione nella sofferenza altrui, così da dissolvere i confini e il senso del sé tra ricevente e trasmittente.

La ricerca dimostrò che i pensieri positivi hanno avuto un effetto fisiologico favorevole, in grado di regolare la variazione del battito cardiaco in senso coerente, influendo anche sull’attività cerebrale, con l’aumento della performance cognitiva. L’aspetto finale della preparazione implicava instillare convinzione e fiducia sia nei trasmittenti che nei riceventi.

Nella letteratura sulla guarigione e sulla parapsicologia, Stone aveva evidenziato che credere nella terapia favorisce il successo del trattamento, e pensò che questo atteggiamento potesse essere applicato all’intenzione, in modo tale da implementare il trasferimento energetico a distanza. Ciò suggerisce che, condividere la credenza nel potere delle modalità di guarigione, e uno stato mentale positivo, possono migliorare i risultati.

Questi studi ci offrono alcuni spunti di riflessione sulla natura dell’intento. Innanzitutto, la trasmissione di un pensiero diretto sembra generare un’energia palpabile, che il corpo del ricevente percepisce, permettendo un processo di sintonizzazione con l’energia “ordinata” della persona che invia il messaggio. Per produrre un effetto più incisivo, il terapeuta deve diventare “coerente” su un qualche livello subatomico, emotivamente e mentalmente: gli studi suddetti dimostrano che certe condizioni e stati mentali rendono l’intenzione particolarmente efficace, e che questo livello può essere raggiunto con l’allenamento, come il praticare la meditazione con regolarità.

La capacità di utilizzare l’intenzione, quindi, è un’arte che può essere appresa, e presuppone la volontà e la scelta di mettere a fuoco qualcosa. Per citare Harry Strapp: “In virtù delle leggi quantistiche del moto, una ferma intenzione, manifestata attraverso l’alta velocità di atti intenzionali simili, tenderà a mantenere fisso lo schema di azione associato.[4]” Così, non si tratta soltanto di avere un intento, poiché è la ripetizione dello stesso, e l’atto continuo della focalizzazione che producono un effetto sensibile. Fondamentali sono anche l’attenzione, la convinzione, la visualizzazione e la compassione.

 

 


[1] Citato in McTaggart L., La scienza dell’intenzione, Macro Edizioni, Cesena, 2008, p. 100

[2] Ibidem, pp. 103-108

[3] Ibidem, pp. 106-113

[4] Citato in W. Arntz, B. Chasse, M. Vicente, Ma che bip sappiamo veramente, Macro Edizioni, Cesena, 2006, p. 188

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