Il concetto di “intento” nella MTC
Alla base della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) ci sono principi e applicazioni di un profondo sapere filosofico che si è accumulato nel tempo, e che ha pervaso tutte le aree della cultura millenaria cinese, portando all’integrazione dei principi guida della moderna medicina cinese. I principi basilari della MTC si fondano, sostanzialmente, sull’osservazione delle leggi della natura e sulla filosofia del Tao. Essi ci permettono di comprendere il funzionamento dei processi terapeutici e non solo, alla luce di determinati concetti, come Yin-Yang, le varie tipologie e funzioni di Qi, Jing, Shen ecc.
In particolare, cercheremo di approfondire un aspetto particolare, nell’ambito della relazione e dell’atto terapeutico, definito Yi o “coscienza dei potenziali”, una delle cinque virtù dello Spirito, o Shen. Yi può essere tradotto come intento o coscienza, ed è lo Spirito umano responsabile, tra altre cose, in decidere ciò che è probabile, possibile o concepibile.
Una definizione da manuale descrive il concetto di “intenzione” come un piano premeditato volto a compiere un’azione che condurrà a un esito desiderato. Ma l’intento cui facciamo riferimento non è assolutamente lo sforzo o l’impegno personale, che richiede un certo tipo di ragionamento, volontà o desiderio, per compiere l’atto che s’intende – in questo caso, il ristabilimento della salute del paziente.
Il senso dell’intento, secondo la MTC, presenta sfumature più raffinate e sottili, e il suo ambito prevede stati mentali superiori, difficilmente spiegabili e accettabili dalla medicina convenzionale, anche se sono innumerevoli gli sperimenti scientifici che dimostrano l’influenza dell’intento in vari sistemi viventi: batteri, alghe, topi, gatti e nondimeno, gli esseri umani.
Alcuni studi, condotti con gli esseri umani, dimostrarono che l’intento ha un ruolo predominante nel determinare una certa influenza nei processi biologici, come i movimenti motori grossolani volontari e quelli nel cuore, nel cervello e nell’apparato respiratorio. Queste ricerche, e tante altre, hanno soltanto messo alla luce dei fenomeni già previsti dalla MTC da millenni. Sebbene “Yi” sia un principio che va al di fuori dell’ambito terapeutico, esso si dimostra di primaria importanza al terapeuta, potendo essere applicato a qualsiasi disciplina terapeutica o terapia naturale e manuale, non necessariamente correlate alla MTC, e infine, al contesto terapeutico in generale.
Yi o Intento
Yi rappresenta uno dei cinque Spiriti o Shen, e può essere tradotto come intento o coscienza. In realtà, il carattere cinese Yi (意) ha molteplici significati: intento, intenzione, intelletto, idea, attenzione, pensiero, mente, consapevolezza, immaginazione, visualizzazione, concentrazione, focus, sensazione, percezione ecc. Per questa discussione, abbiamo considerato il significato di “intento mentale”.
Il sinologo francese Claude Larre tradusse l’ideogramma Yi come “l’intenzione, il cuore che colui che parla, pensa e agisce mette in ciò che esprime in suoni, pensieri o atti[1]’’, e lo interpreta in questo modo: nella parte inferiore è raffigurato un cuore, da cui erompe in alto una nota musicale, “yin”, una vibrazione celeste, qualità che il cielo conferisce a un soffio prodotto da un essere, esprimendo tutte le qualità dell’energia dell’universo. L’immagine presenta Xin, il cuore-mente dell’uomo, che appare in grado di esprimere una vibrazione energetica che può manifestare effetti tangibili nella realtà.
In generale, nella MTC, Yi è relazionato ai seguenti fattori:
v Elemento: Terra
v Organo: Milza
v Emozione: Simpatia/Preoccupazione
v Funzioni psicologiche: Creare l’intenzione o intento, seminare e gestire le idee
v Fattori psico-spirituali: Coltivare il vero proposito
v Associazioni cosmologiche: Suolo, campi, giardini
v Virtù: Devozione
v Chakra: Manipura o III° (corrispondente al Dan Tien Inferiore, relazionato al calore)
Segni e sintomi di un disturbo relazionato a Yi
Secondo la MTC, i disturbi relazionati a Yi, come tutti i problemi psicologici, possono avere cause interne o esterne, che esacerbano la vulnerabilità costituzionale. Una persona che ha una costituzione Terra sarà più soggetta a questi problemi rispetto agli altri. I modelli di comportamento dei soggetti Terra corrispondono ai sintomi comuni che si manifesteranno in disturbi legati a Yi.
Segni psico-emozionali:
- Pensieri ossessivi, modelli di pensiero ricorrenti e che girano su se stessi.
- Preoccupazione, ossessione, focalizzazione e rimuginamento continui sui propri problemi.
- Eccessivo pensare e insufficiente azione/movimento.
- Disturbi alimentari: anoressia, bulimia, l’essere avvezzi ai bagordi.
- Confusione mentale.
- Incapacità di creare connessioni logiche tra idee o ordinare i pensieri in modelli logici.
- Eccessiva cura per gli altri, per evitare le proprie responsabilità e crescita personale.
Segni a livello spirituale:
- Stagnazione nella zona della manifestazione
- Incapacità di trasformare idee e pensieri in impegni e azioni.
- Generare continuamente nuove idee ma non intraprendere alcuna azione.
- I problemi sono, sostanzialmente, difficoltà di digestione psico-spirituale, disturbi dell’anima, o meglio, perturbazioni nella propria forza d’animo a digerire esperienze e impressioni e trasformarle in valori, idee e azioni. Si crea un blocco nel luogo in cui lo Spirito Yi sta tentando di entrare nella propria vita materiale.
Cause possibili di disturbi relazionati allo Yi:
- Questioni costituzionali che iniziano nella vita intrauterina o originano dal patrimonio genetico; questioni karmiche relazionate a problemi psicologici centrali dell’essere umano, che richiedono un lavoro per tutta la vita.
- Eccessiva preoccupazione.
- Eccessivo pensare alle necessità degli altri a spese delle proprie.
- Abitudini alimentari sbagliate.
- Mancanze di vitamine e/o anemia.
- Zuccheri in eccesso. Gli zuccheri ci danno uno sprint di energia ma indeboliscono la resistenza nel tempo, così la vibrazione del Sé non viene piantata fermamente nella materia.
- Dipendenza dagli altri, esposizione all’alcolismo durante l’infanzia e problemi familiari possono condurre un modello familiare di attenzioni focalizzate agli altri; persone che sono forzate a essere principalmente coinvolte nelle storie degli altri, saranno portate a non essere in grado di ascoltare la salutare voce del proprio cuore.
- Esaurimento, nel tempo, dell’energia vitale, della resistenza nervosa ecc.
- Lo Yi è squilibrato da una qualsiasi debolezza in Shen o Hun, così che, se il cuore e il fegato sono sotto tensione, lo Spirito Yi avrà difficoltà nel rimanere in vigore.
Distinzioni tra Intento e Volontà, Desiderio, Attenzione
E’ importante non confondere l’intento con la volontà e il desiderio, aspetti diversi, anche se attinenti. In poche parole, si può dire che l’intento è un atto di volontà direzionata, e che la volontà sia un’affermazione mentale. Solo la mente cosciente è capace di affermare la volontà; quando si vuole qualcosa, mentalmente si ordina che i comandi e le richieste debbano essere esauditi, e che così sarà. L’azione della volontà dà il potere all’intento. Essa è la manifestazione esterna dello Spirito, la facoltà mentale dominante. La volontà origina dal desiderio, come, di resto, tutte le operazioni mentali. Volontà è anche la facoltà della concentrazione, la quale richiede interesse – la relazione tra concentrazione e l’interesse è la relazione tra volontà e desiderio.
Le caratteristiche della volontà (Zhi) sono:
- Stato di fare
- Focalizzata verso un qualcosa di esterno, o verso un obiettivo arbitrario.
- Vi è un agire, quindi è necessario uno sforzo per raggiungere l’obiettivo
- Essere nel futuro: la volontà proietta tutto nel futuro e ha a che fare con il desiderio
Di contro, l’intento (Yi) ha le seguenti caratteristiche:
- Stato di essere
- È una condizione di essere mirato, determinato
- È uno stato di lasciare andare, di essere aperto, di consentire
- Facilita il flusso di energia, guidandola sul suo sentiero (il suo stato naturale è fluire)
- Da’ una direzione all’energia
- Il suo obiettivo è la coscienza obiettivata, è mirata alla coscienza
E’ da riconoscere anche la differenza tra intento e desiderio. Il desiderio è un’emozione; l’emozione desiderosa attira ciò che si vuole, è il potere che cerca di manifestarsi. Il desiderio indica semplicemente la focalizzazione su un esito, senza un progetto per realizzarlo. L’intento, invece, si realizza per mezzo di attenzione e creatività. Esso è colmo di passione, di scopo. Un intento è diretto alle azioni personali di chi la focalizza, richiede un certo tipo di ragionamento, comporta un impegno per compiere l’atto che si vuole. Inoltre, esso implica un piano d’azione e un risultato prefissato soddisfacente.
Senza trasformare il desiderio in intento, si rimane in uno stato di scarsità di consapevolezza. Il desiderio, lasciato a se stesso, non evolve, e si rimane vittime della mancanza e limitazione della coscienza. L’intento è il desiderio in azione, dove c’è l’intento, c’è uno scopo e un atto. Un obiettivo desiderato ha un orientamento verso il futuro e ci lascia volenti finché il risultato non arriva.
Un intento consapevole incorpora delle attività intraprese consapevolmente, è orientato all’azione e focalizzato su un processo qui e ora, in questo preciso momento. Se l’intento si allinea con il proprio talento, forza e valore, l’azione sarà fluida e personale e avrà esito positivo; viceversa, se s’intraprende un’azione estranea al proprio essere, si creano disorientamento e disconnessione dal sé. Il corpo è capace di fornire dei feedback da questi intralci con la kinesiologia, l’embodiment, l’espressione corporea etc. I risultati dell’intento sono affini al proprio atteggiamento davanti allo scopo focalizzato, a ciò che si prende in considerazione, alla molteplicità dei fattori reali coinvolti. In ogni singolo evento, i risultati saranno sempre allineati con il proprio intento.
Si possono identificare, infine, differenze significative tra i termini attenzione e intento. La parola “attenzione”, dal latino ad e tendere (lett. “rivolgere l’animo a”) indica l’atto di rivolgere e applicare la mente a uno stimolo, cioè il processo che consente di indirizzare e concentrare l’attività psichica su un determinato oggetto. Per gli occidentali, il senso di Yi potrebbe avvicinarsi ad una sorta di attenzione associata a intento, anche se è impossibile trovare un termine equivalente che esprima il suo senso autentico.
In teoria, attenzione e intento possono riferirsi alla stessa cosa, ma ci sono delle differenze sottili. L’attenzione è l’atto mentale di allungare, estendere l’energia mentale. L’intento, invece, è dove la mente si sta dirigendo; in poche parole, intento è attenzione applicata. Un forte intento mentale è fondamentale per massimizzare l’efficacia di qualsiasi tecnica si voglia applicare. Yi, come intento, è più facilmente accessibile quando evitiamo di usarlo per portare il Qi in una particolare zona (attenzione), e invece lo usufruiamo per mezzo dell’osservazione, come modo per canalizzare il Qi in un particolare movimento o per raggiungere un determinato obiettivo.
Giovanni Turchetti
[1] Larre, C., Ling Shu, Jaca Book, Milano, 1994, p. 183